Italiani scoprono proteina che mantiene giovane il cuore

5
mag
2014

La ricerca italiana mette a segno un altro goal: scoperta la proteina che mantiene giovane il cuore. Uno studio finanziato da Telethon ha individuato una proteina (Atrogin-1) che permette alle cellule del cuore di ripulirsi dalle sostanze tossiche e rigenerarsi, prevenendo così patologie cardiologiche. La ricerca, pubblicata sul Journal of Clinical Investigation, è stata condotta da ricercatori dell'Università di Padova e del Venetian Institute of Molecular Medicine (Vimm).

"La patologia osservata, come le altre forme più comuni di cardiomiopatie ipertrofiche, può essere causata da una predisposizione genetica, oppure da altri fattori come invecchiamento e ipertensione", spiega Marco Sandri, ricercatore dell'Istituto Telethon Dulbecco e professore associato dell'Università di Padova. "Ad oggi, tuttavia, sono noti solo alcuni dei geni responsabili di queste patologie. Per questo motivo, aver fatto luce sul ruolo della proteina Atrogin-1 nell'insorgere delle cardiomiopatie, apre prospettive per una migliore comprensione delle cause, anche genetiche di queste malattie, e dei meccanismi coinvolti nello sviluppo dell'insufficienza cardiaca. Poiché le cardiomiopatie ipertrofiche, nelle diverse forme genetiche e acquisite, sono patologie tutt'altro che rare, l'aver identificato il ruolo critico di Atrogin-1 - aggiunge - permetterà di avere ricadute importanti sulla diagnosi, cura e prevenzione di queste malattie".

Lo studio dimostra che Atrogin-1 agisce nelle cellule del cuore nella duplice veste di 'sentinella' e 'spazzino' delle sostanze tossiche. Tutte le cellule hanno la necessità di rigenerare gli elementi che le compongono quando invecchiano e non funzionano più correttamente, e, allo stesso tempo di smaltire le sostanze di scarto così prodotte per evitare che si accumulino al loro interno con effetti tossici. Atrogin-1, in particolare, incide sui due meccanismi cellulari di smaltimento di tali sostanze, ovvero il proteasoma, il sistema con cui vengono eliminate in modo selettivo le proteine ormai vecchie e non più funzionali all'attività cellulare e l'autofagia, il processo di eliminazione di altri elementi cellulari come ad esempio mitocondri, diversi organelli danneggiati e aggregati proteici.

"La ricerca ha mostrato che i due meccanismi non sono separati e indipendenti, come si pensava, ma sono legati proprio dall'attività di Atrogin-1", spiega Marco Mongillo, ricercatore dell'Università di Padova. "Atrogin-1 infatti è essenziale per il proteasoma cellulare poiché individua e segnala le proteine da sostituire. Tra queste ce n'è una, chiamata CHMP2B, la cui individuazione e sostituzione è fondamentale per far funzionare il secondo sistema di 'pulizia cellulare', l'autofagia. In pratica abbiamo osservato che, senza Atrogin-1, i due processi di auto-pulizia non funzionano".

Nei modelli animali i ricercatori hanno osservato che proprio il mancato smaltimento di queste sostanze provocava una delle forme più rare e gravi di cardiomiopatia ipertrofica, quelle restrittiva. L'ipotesi, già oggetto di ulteriori studi in corso, è che lo stesso meccanismo sia alla base delle altre forme di cardiomiopatie di origine genetica o dovute ad altri fattori come l'invecchiamento e l'ipertensione.

La scoperta, oltre che per la diagnosi, la prevenzione e la comprensione delle cause, anche genetiche, delle malattie come le cardiomiopatie ipertrofiche che sono causate dall'accumulo di sostanze tossiche nelle cellule del cuore, dà ulteriori indicazioni dal punto di vista clinico. Lo studio, avendo fatto maggiore chiarezza sugli effetti dell'inibizione di Atrogin-1 nell'insorgere delle cardiomiapatie, apre in prospettiva alla possibilità di individuare misure terapeutiche per migliorare l'efficacia delle terapie farmacologiche antitumorali che tra i loro effetti hanno proprio l'inibizione del proteasoma, il sistema degradativo a valle di Atrogin-1.

Tratto da http://www.univadis.it/