Forame ovale pervio (PFO) in presenza di tromboembolia cerebrale o sistemica criptogenetica: ombrellino o sutura?

1
ott
2025
La pervietà del forame ovale (PFO) è una potenziale via attraverso la quale formazioni trombotiche formatesi nel circolo venoso o in situ possono embolizzare in modo paradosso nella circolazione arteriosa sistemica causando ischemia cerebrale.

Il PFO ha un’elevata prevalenza nella popolazione (20-30%), tuttavia ci sono dati controversi nel trattamento dell’ictus di origine indeterminata associato a PFO. Le prove di efficacia della chiusura percutanea del PFO rispetto alla terapia farmacologica in prevenzione secondaria dopo ictus criptogenetico provengono da 6 trial clinici randomizzati.

Per quanto riguarda la sicurezza, i trial randomizzati mostrano che la chiusura percutanea del PFO è una procedura efficace (98% circa dei casi) e sicura, in quanto il tasso di eventi avversi gravi periprocedurali, quali morte, ictus, tamponamento cardiaco, embolizzazione del dispositivo o trombosi, risulta essere basso o trascurabile (<1%). Più elevata rispetto alla terapia medica è risultata invece l’incidenza di fibrillazione atriale (FA) (circa 5%), benché gli episodi fossero in genere parossistici e limitati alle prime settimane post-impianto.

La procedura di chiusura del PFO, diagnosticato con un ecocardiogramma, può avvenire con l’utilizzo di piccoli device “ombrellino” oppure con un punto di sutura noblestich. Da un accesso percutaneo, attraverso la vena femorale, si attraversa il PFO e viene posizionato l’ombrellino, diversamente con il noblestich un filo di sutura viene passato, mediante un ago manovrato dall’esterno, nel septum secundum e nel septum primum, quindi i due setti avvicinati e legati tra di loro chiudendo l’apertura del PFO. I vantaggi con quest’ultima metodica sono notevoli, perché non lasci alcun dispositivo metallico, non effettui una terapia anti-aggregante a lungo termine, riduci il rischio aritmico di FA, di endocardite e di allergie (nickel, farmaci, etc).

I dati di letteratura supportano la chiusura percutanea del PFO per la prevenzione secondaria in pazienti tra i 18 e i 60 anni con ictus criptogenetico o in particolari professioni, es. subacquei professionisti, paracadutisti.

L’aumento, con l’età, della prevalenza dei fattori di rischio tradizionali per ictus, rende progressivamente più improbabile il nesso causale con il PFO e, di conseguenza, riduce il beneficio atteso dalla chiusura percutanea.